giovedì 17 febbraio 2011

Siamo tutti Gianni Morandi

Mosca, scarabeo stercorario, cane, maiale, elefante, panda, koala, ippopotamo, gorilla, uomo.
Sono le principali specie viventi in cui è stato osservato un comportamento coprofago. Questi animali, in poche parole, mangiano le proprie o le altrui feci.
Quando ero piccolo fece (!) molto scalpore la vicenda di un bambino beccato dalla madre a mangiarsi le cacche degli uccelli che impiastravano il cofano di una macchina (c'erano in effeti due versioni: una che fosse il cofano della macchina della madre e un'altra che fosse il cofano di una qualsiasi macchina. Questa seconda generava più raccapriccio. Perché poi?)
"Non è andato a scuola per una settimana, da tante botte che ha preso", disse il solito ben informato.
"Ma non è che è stato male per quello che s'è mangiato?", obiettò l'intelligente.
"Ma va, non fa mica così male".
"Dici?".
"Ma sì, quelli che muoiono di fame, cosa pensi che mangino?".
"Vabbè, ma se stanno morendo di fame cos'è che cagano?"
"Ma cosa c'entra? Ci sono le riserve..."
"A beh, se ci sono le riserve...".
(E in effetti l'argomento è serio. Quanto può durare il "ciclo coprofagico autogeno". Cioè, quanto si può andare avanti a nutrirsi dei propri escrementi?).
Poi c'era il mio cane.
Un grande cane.
Amato da tutti nonostante gli evidenti problemi di peso, derivanti da un serio disturbo alimentare, di cui la coprofagia era solo la parte più evidente.
Quando arrivava qualcuno a casa capitava spesso che gli saltasse addosso e iniziasse a leccarlo, incapace di governare il tumulto di sentimenti che la investivano. Quelli che la conoscevano, ancora prima di aprire la porta, mi chiedevano urlando: "Ha mangiato merda?". In caso di risposta affermativa non entravano fino a quando il cane non era stato neutralizzato in qualche modo  (di solito incruento), se la risposta era negativa via libera ai festeggiamenti. Il problema vero si poneva quando la risposta era "Non lo so" (del resto, non è che potevo passare la vita a controllare se il mio cane mangiasse o meno uno dei mucchietti sparsi per il cortile). Il quel caso alcuni si affidavano ad una specie di roulette russa (facciamoci leccare e speriamo in bene), altri tenevano le distanze anche in malo modo, altri ancora dicevano: "Vabbè, magari passo più tardi".
L'altra grande questione erano gli estranei.
"Oh, che carino", rivolto al cane
"No, no. Non si faccia leccare"
"Oh, ma no, è così simpatico, lasci lasci"
"E no, sa, insomma, non so come dirglielo, sì, ecco, praticamente, si mangia i suoi escrementi...".
Tutto questo per dire che con Sanremo, questa edizione in particolare, la coprofagia è sempre di grande attualità. E che la carne di pollo che esce dai mattatoi industriali americani prima di venire impacchettata si fa un bel bagno di varechina perché la parte iniziale delle linee di macellazione è letteralmente piena di merda.
In Europa e in Italia invece la sappiamo lunga, noi a quello che mettiamo sotto i denti ci stiamo attenti, siamo mica gli americani noi. E infatti il bagno i nostri bei polletti se lo fanno nel cloro. Mmh, che bontà.

1 commento:

  1. quella del Gianni Nazionale mi fa sempre scassare! Che ridere, lacrime agli occhi! Davvero, di cuore!

    KER

    RispondiElimina